I quattro sensi di una cravatta di seta: l'arte creativa di Como
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Como e l’arte creativa della seta
La fortuna della cravatteria italiana nel mondo si basa principalmente sulla qualità del tessuto, ottenuta grazie ad un lungo e accurato processo produttivo. “Italiana” significa proveniente nella stragrande maggioranza da Como, centro mondiale della moda serica fin dagli anni Venti. Quando tramontò il predominio di Lione, Vienna e Londra, le pezze tessute sui telai delle aziende lariane si affermarono sul mercato internazionale per estro inventivo e, appunto, doti peculiari di morbidezza, scioltezza, nitidezza cromatica, raffinatezza di tocco, compattezza. Anche nelle limitate misure di un drappo per cravatta, questi pregi qualitativi hanno un valore determinante.
immagine del Museo della Seta di Como
I quattro sensi di una cravatta di seta
Forse l'acquirente di una cravatta di seta non sa che lungo viaggio abbia dovuto compiere prima di giungere a destinazione. Ignora che i tessuti greggi di varia natura hanno dovuto subire un processo di purga per liberarli dalle impurità e un successivo “caricamento”, per esaltarne la naturale consistenza, di tintura, essicazione, spianatura, vaporissaggio, lavaggio, finissaggio, passando da una macchina all'altra e venendo sottoposti all'intervento di particolari composti chimici. Prendendo in mano la cravatta, palpandola, apprezzandone la malleabilità fino alla vellutata “mano pesca”, non può che apprezzarne la sensuale morbidezza. E insieme la farà oggetto di preferenza per il colore e il disegno, impressi sul tessuto con una tale permeabilità, un'aderenza e una precisione di dettagli da sembrare interconnessi, inseriti in ogni fibra. É la manualità, l'effetto artigianale che produce questa gamma di sensazioni e non esiste progresso capace di ottunderla, di renderla meccanicamente fredda e ripetitiva.
Un elegante scatto di @kt_ishibashi presso@knoxandtaylor
Dal disegno alla stampa. Tecnologia e artigianalità
Oggi la stampa del tessuto viene avviata e controllata da sistemi di computerizzazione. Qui, come in qualunque altro mestiere, l'operatore ha davanti a sé non più il vecchio tavolo da disegno e il foglio di carta millimetrata, ma il video del Cad, la tavoletta con la matita elettronica. Oltre al mouse che porta a definire forme e dimensioni nello spazio virtuale per serificarne subito la riuscita attraverso la stampante. Ma il lavoro della tecnologia, che definisce l'oggetto, non elimina l'Intervento successivo di un vecchio e prezioso, quanto umile e misconosciuto attore della catena produttiva, il lucidista, che ancora ripassa a penna e “personalizza” ogni linea, trasferendo i fogli di carta trasparenti al fotoincisore che li imprime con un "colpo di luce" sul quadro di stampa. Certo è possibile saltare le fasi intermedie, passare di botto dal computer graphic al tavolo della stampa con un semplice innesto di schede traforate e un comando a distanza: ma le macchine non sostituiscono l'occhio e il gesto dell'uomo, sono soltanto uno strumento al suo servizio che semplifica e accelera il ritmo produttivo.
La cravatta di seta Fumagalli 1891: tecnica e ingegnosità
Si potrebbe dire, per intendere a fondo perché sia così importante l'esito artigianale del prodotto, l’accuratezza della confezione di una cravatta, che i meccanismi odierni sono il compendio, l'ideale fusione evolutiva di tecniche apprese e modificate gradualmente nel tempo (leggi di più su la storia della stampa su seta a Como), con accorgimenti dettati dall'esperienza pratica e dall'ingegnosità del territorio di Como.
Testi ispirati da "Il tessuto stampato per cravatte" scritto da Elena di Raddo & Enzo Pifferi