Cos'è l'eleganza in un uomo

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In fatto di eleganza, essere all'altezza delle donne

II gusto, l'eleganza, la personalità: tutte qualità innate e perfezionate, è vero, ma in definitiva un uomo si veste con eleganza davvero solo per se stesso? Vi siete mai domandati se le stesse cure che poniamo nell'abbigliarci con eleganza le useremmo ugualmente senza quei giudici implacabili che sono le donne?

Senza una presenza femminile, soprattutto raffinata, gli uomini si lasciano sempre un po' “andare”: poco o molto non importa, dipende dalla classe e dall'educazione. Bisogna convenire in definitiva che ci vestiamo bene soprattutto per le donne.

L’eleganza nella storia

Da lusso e magnificenza alla raffinatezza del buon taglio.

Una volta, quando gli uomini vestivano con abiti che oggi diremmo d’epoca, un uomo era ben vestito soltanto se riccamente abbigliato. II lusso e la magnificenza valevano molto di più del buon taglio.

Dopo la Rivoluzione francese, non fu più necessario appartenere alle classi privilegiate per essere eleganti: fu il momento che Jean La Bruyère scrisse «un uomo onesto si lascia vestire dal suo sarto». Incominciò cosi la storia del vestire con particolare raffinatezza, e di questa ricerca alcuni fecero una carriera.

“Beau” Brummel. L’elegante “dandy”

Si chiamarono «dandy», una parola tanto cara a Fumagalli. Il più celebre fu Giorgio Brummel, nipote di un semplice confettiere di Londra. Era ancora studente ad Oxford quando, per la sua innata ricercatezza e per il gusto dell'abbigliamento, fu presentato al Principe di Galles che doveva poi diventare Giorgio IV, Re d'Inghilterra.

Era l’inizio del XIX Secolo e solo perché un Re si accorse che uno studente aveva un aspetto eccezionalmente elegante, lo nominò alfiere del suo Reggimento degli usseri. A Brummel seguì il conte d'Orsay, altro uomo raffinatissimo. Si narra che un giorno, sorpreso dalla pioggia, regalò due ghinee ad un marinaio per avere la giacca lunga di panno ruvido che costui indossava. Entrò nel parco con quella giacca indossata sul suo abito e tutti i gentiluomini ne furono sorpresi e stupiti. Il giorno dopo, almeno dieci di loro avevano trovato dieci marinai e altrettanti sarti disposti a confezionare in una notte le giacche di panno ruvido da indossare sul proprio abito. Quel giorno era nato il nostro soprabito.

“Per essere eleganti non bisogna farsi notare”

Ma la differenza tra Brummel e il conte d'Orsay consisté nel semplice fatto che Brummel metteva in pratica il suo emendamento «per essere eleganti non bisogna farsi notare» e il conte d'Orsay non riuscì mai a non farsi notare.


Ispirazione presa da una foto di @cinqueclassico

Editoriale tratto da un articolo di Lucio Ridenti (attore e giornalista italiano, Taranto 1895 – 1973)



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